L'osservatorio immobiliare di Nomisma prevede perdite fino a 113 miliardi

La fotografia che esce dall'Osservatorio del mercato residenziale di Nomisma è di uno stop che bloccherà il settore per molto tempo.
Da quanto emerge dalla diretta di Lucio Poma, capo economista di Nomisma, risulta che l'Italia si trovasse già, nel periodo precedente alla pandemia, in un contesto di recessione. “La pandemia”, spiega “colpisce un paese che era già debole”. La poca domanda ridurrà drasticamente i prezzi.
L'indebolimento della domanda, si era rafforzato dalla richiesta per investimento, che negli ultimi due anni era tornata prepotentemente, grazie anche alla riduzione dei prezzi degli anni prima. Due milioni di famiglie avrebbero potuto comunque acquistare, creando una richiesta spinta anche dai mercati maggiori, che hanno trascinato in un trend positivo anche le città intermedie. Tutto questo attualmente si è bloccato.
Le ipotesi per il futuro? “Troppe le variabili macroeconomiche per poter immaginare che il settore immobiliare si muova in maniera autonoma dal contesto – dice Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma – E questo vale per tutti i settori. Se vogliamo azzardare una proiezione a livello di settore, dobbiamo proporre tre scenari: quello pre-virus, al quale ci stavamo preparando, di fatto superato dagli eventi, uno scenario soft e uno invece pessimistico. In questo ultimo caso nel 2022 il tasso di disoccupazione potrebbe arrivare al 13%”.
 

Nell'immobiliare cosa cambia? Nello scenario più ottimistico si prevedono più di 50.000 compravendite in meno, nel pessimistico oltre 118.000 in meno.
Nel settore residenziale Nomisma prevede nei prossimi anni una perdita tra i 54,5 e i 113 miliardi di euro di fatturato, a seconda dello scenario a cui si andrà incontro.

Per quanto riguarda i prezzi medi, nel mercato residenziale, si stimano flessioni medie comprese tra il -1,3% e il 4% nel biennio 2020-2021, dove in particolare si avranno ripercussioni fortemente negative.

Uno dei dati che maggiormente rallenterà il recupero sarà l'inefficenza dei valori immobiliari, incapaci ad adattarsi alle situazioni che inevitabilmente sono mutati. Inoltre sarà da considerare la propensione delle famiglie che daranno priorità ad incrementare le riserve di risparmio in modo da accrescere la liquidità per cautelarsi nel caso di altre difficoltà economiche.

“La situazione presente si inserisce in una crisi globale iniziata già ad inizio anno per un fatto strutturale reale, quello dell'economia cinese in rallentamento – ha spiegato Lucio Poma capo economista Nomisma – Questo aveva provocato già un calo nel prezzo del rame e un aumento di quello dell'oro, indice di un'aspettativa di rallentamento nell'attività industriale e di un maggiore ricorso al metallo giallo come bene rifugio. Il virus ha poi bloccato ulteriormente le attività in Cina, evento che si aggiunge alla crisi del cartello Opec che ha portato al crollo dei prezzi del petrolio, mentre la pandemia le sta fermando in tutto il mondo”.

Per quanto riguarda il petrolio, il cartello Opec plus ha visto l’uscita della Russia dall’accordo in seguito alla decisione di aumentare la produzione per far scendere ulteriormente i prezzi, nonostante il calo di produzione industriale a livello globale. “Si tratta di prezzi predatori, - spiega Poma, - per accaparrarsi le poche quote di mercato che resteranno attive in questa situazione”.

La connessione con l'economia italiana è molto semplice: “Quello che è accaduto per il petrolio, - spiega Poma, - accadrà per qualsiasi bene di consumo. Vedremo prezzi calare per accaparrarsi quote di mercato sempre più ridotte a causa della disoccupazione e del taglio dei salari. I quali causeranno il differimento delle scelte di consumo importanti come l’acquisto di una casa. In questo momento le imprese italiane devono tenere posizione perché se subentreranno i concorrenti esteri le ripercussioni potrebbero essere gravi”.

(Fonte: ilsole24ore.it, idealista.it)