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L'autunno in salsa: la Bagna Cauda

La Bagna Cauda o Bagna Caoda è una famosissima ricetta piemontese, ottima da gustare in autunno.
Genericamente si intende come un intingolo a base di olio, aglio e acciughe con cui generalmente si condiscono verdure crude e cotte sempre tipiche della zona.

Ecco la ricetta:


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INGREDIENTI

12 teste di aglio,
6 bicchieri da vino di olio d’oliva extravergine e, se possibile, un bicchierino di olio di noci,
6 etti di acciughe rosse di Spagna

Tagliare a fette sottili gli spicchi d’aglio precedentemente svestiti e privati dell'anima.
Porre l’aglio in un tegame di coccio, aggiungere un bicchiere d’olio e iniziare la cottura a fuoco molto basso rimescolando con il cucchiaio di legno e avendo cura che non diventi scuro; aggiungere poi le acciughe dissalate, diliscate, lavate nel vino rosso e asciugate, mescolando delicatamente.
Coprire con il restante olio e portare l’intingolo a cottura a fuoco lento per una mezz’oretta. Al termine della cottura si potrà aggiungere, se piace un sapore più morbido, un pezzetto di burro. Versare la bagna negli appositi “fujot” e accompagnarla con verdure di stagione.

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Il Quagliano: dolce nettare delle colline Saluzzesi

Chi ha mai sentito nominare il Quagliano? Forse in un’aula di sommelier qualcuno alzerebbe la mano. La maggior parte però resterebbe in silenzio. Già perché il Colline Saluzzesi Quagliano è una delle Doc più piccole d’Italia, con la difficoltà di emergere, vino dolce, in una regione di giganti anche tra i vini della stessa categoria (Moscato, Malvasia e Brachetto solo per citarne alcuni). Eppure il Quagliano ha i suoi quarti di nobiltà: il vitigno era già noto ai Romani che lo apprezzavano per presunte qualità diuretiche. Nell’Ottocento il grande ampelografo Giuseppe di Rovasenda, che mise a dimora nel verzuolese e catalogò 4500 vitigni differenti, stabilì che il Quagliano era autoctono delle colline saluzzesi. Il suo utilizzo però fu a lungo legato a un consumo familiare nelle case contadine. Ha una buccia sottile ed è particolarmente dolce: caratteristiche di un’ottima uva da tavola. Proprio la sua buccia sottile lo rende difficile da lavorare e obbliga a una rapida raccolta prima che si formino lacerazioni. E’ un vitigno rustico e delicato al tempo stesso, con cui i viticoltori della zona facevano poche bottiglie da consumare nelle feste a Natale. Recuperarlo e rilanciarlo è stata la scommessa di un gruppo di piccoli e piccolissimi produttori. Oggi il Quagliano viene prodotto in non più di 50mila bottiglie. Paolo Bonatesta, con l’azienda Bonatesta Rovere, è tra coloro che più hanno creduto a questo progetto. Ha messo le barbatelle in un appezzamento di poco più di un ettaro ricevuto in eredità dai genitori, dove le vigne non c’erano più da almeno un secolo, sostituite da alberi da frutto. Con la collaborazione dell’enologo Alessandro Cordero, inizia nel 2002 a produrre le prime bottiglie che oggi hanno toccato quota 5mila. Il suo Quagliano è un vino da conoscere. Fin dal colore, un bellissimo rubino brillante. E poi ci sono i profumi che ricordano i frutti di bosco, il lampone, la fragolina profumata. Ma al naso non c’è esuberanza quanto finezza, eleganza. In bocca è dolce, vivace, con una sferzata di acidità che lo rende piacevole alla beva. E’ un vino che non annoia, perfetto da bere fresco nelle serate estive, accompagnato da una torta di nocciole o da una crostata alla frutta. Ma c’è chi non disdegna, come da tradizione piemontese, di accompagnarlo a una fetta di salame. Da provare!

(Da Ilgolosario.it)

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Il Marchesato di Saluzzo

Il Marchesato di Saluzzo, sviluppatosi intorno alla fine dell'XI secolo, gestì al meglio la propria indipendenza grazie ad un'intelligente politica di alleanze strategiche con la Francia e la Savoia. Nel XV secolo raggiunse l'apice di quello che si può definire il periodo più fiorente ed è proprio a quegli anni che dobbiamo guardare, per veder sorgere la ricchezza e lo splendore delle arti del Marchesato e il fiorire delle sue opere più importanti e più caratteristiche, quali ad esempio il Duomo dedicato alla Maria Vergine Assunta e la Castiglia, trasformata proprio in quel periodo in residenza signorile, e ora soggetta ad opere di restauro, dopo una fase di declino. E' proprio questa una delle zone più vive della cittadina, utilizzata spesso per incantevoli spettacoli teatrali a cielo aperto. 

Nel ‘600, la città passò a far parte del Ducato dei Savoia, ma continuò vivo l'impulso alla tradizione artistica  grazie allo sviluppo edilizio civile e religioso e all’aristocrazia torinese che la scelse come primario luogo di villeggiatura e vi costruì imponenti ville a ridosso della collina. Per la costruzione si avvalse degli artigiani locali per infissi e arredi, e questo non fece altro che aumentare la crescita produttiva del settore ligneo. Alla fine dell'Ottocento venne aperta la scuola serale di "arti e mestieri per legnaioli, fabbriferrai, muratori, decoratori, calderai, lattonai" intitolata all'imprenditore Amleto Bertoni. Saluzzo è tuttora un territorio in cui le attività artigianali vanno per la maggiore e in cui la progettazione artistica è ricercata.

Ma Saluzzo è molto altro, oltre all'affascinante storia che si può respirare in ogni angolo affrescato, camminando sui caratteristici ciottoli e volgendo lo sguardo verso il Monviso, cornice di pietra di questa zona così ricca. La cittadina si sviluppa come un importante ed affascinante polo commerciale, pregno di occasioni di svago e vita sociale, e le zone intorno raccontano secoli di vita rurale nella tranquillità e nella poesia che solo una zona attenta a non snaturarsi può presentare a chiunque la voglia scoprire. 

Poco lontano, i comuni di Lagnasco, Scarnafigi, Manta e Verzuolo, sapranno farsi apprezzare per i loro piccoli angoli di storia, con i loro castelli e le mura, uniti a zone e a soluzioni abitative più a misura di famiglia, dai grandi spazi aperti e la possibilità di vivere nel relax di una vita quotidiana lontana dal brulicare frenetico delle grandi città. Le possibilità che questa zona è in grado di offrire in ambito sportivo sono molteplici e a 360°, complice la vicinanza con una delle montagne più belle ed affascinanti del nostro paese: il Re di Pietra.

La zona non si ferma mai: numerose le sagre e le festività che la rendono speciale durante tutto l'anno, tante le leggende e le tradizioni che in questi luoghi riescono a creare un itinerario interessante per riscoprire la storia e la bellezza delle cose di una volta.

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